Ieri, giovedì 14 novembre 2024, è venuta a mancare la nostra amata Miriam Serni Casalini, decana del Premio Letterario Chianti.
Ci mancheranno la sua schiettezza e la capacità di analizzare con sincerità i testi finalisti, affrontando gli autori senza indugio. Spesso amava raffrontare le proprie esperienze di vita con quanto narrato nei romanzi, arricchendo le sue riflessioni di profondità e unicità. Questo suo modo di fare conquistava non solo i lettori partecipanti agli incontri, ma anche gli stessi autori, che spesso continuavano a mantenere contatti con lei anche dopo la manifestazione.
Qualche anno fa, per il ventennale del Premio, ci donò queste sue memorie:
--- MI RAMMENTO ---
Negli anni più lontani di questo Premio ormai ventennale, c'era nella giuria dei lettori una certa forma di pudore nel prendere la parola, dopo l'esposizione dell'autore, nell'esprimere il proprio giudizio sul lavoro.
Toccava quasi sempre a me rompere il ghiaccio. Lo facevo senza peli sulla lingua, protetta dalla mia anzianità.
Ora per fortuna non più, le resistenze sono superate, siamo franchi e collaudati, quasi ansiosi di esternare il proprio parere.
1995 - Edoardo Nesi presenta Fughe da fermo.
Dopo la sua esposizione, esordisco più o meno così:
"Se non avessi avuto il dovere di leggere il suo libro, dopo le prime pagine lo avrei gettato nel cestino." Silenzio glaciale.
Proseguo: "Vengo da altri tempi, mi scusi. Sono andata avanti nella lettura, e ho fatto bene: ho trovato un bello scrivere, efficace narrazione della vita dei giovani 'vitelloni' pratesi, figli di papà, il lavoro dei tessitori, ricchezza di Prato, sentimenti e valori. Insomma, il quadro mi è piaciuto e la ringrazio."
Successivamente Edoardo Nesi mi regalò un nuovo libro scritto per l'arrivo del suo bambino, assicurandomi: "Non ci sono parolacce!"
1997 - Andrea Camilleri presenta Il cane di terracotta.
Se ricordo bene, ecco il mio commento:
"I gialli mi piacciono poco. In genere l'autore ti porta a spasso per duecento e più pagine. Il morto ammazzato, misteriose situazioni, trabocchetti, false piste, turbative. Poi, in tre paginette arriva la soluzione del fattaccio, striminzita, deludente. Per dirla alla toscana, l'autore mette un monte di ciccia al fuoco e poi ti manda a letto con un caffellatte! I suoi racconti, scusi, me li porto dietro anche al gabinetto."
Mi rispose: "Grazie, signora. È il più bell'elogio che si possa fare a uno scrittore."
Poi a Natale mi mandò da Roma due suoi libri con dedica: Il gioco della mosca e La stagione della caccia.
Grazie, Miriam, continua a seguirci! Ti riserviamo una poltrona in prima fila!
Chianti, 15 Novembre 2024
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