Giuseppe Panella
Coordinatore del comitato tecnico
Qualche anno dopo.
Il Premio "Chianti": Bilanci e prospettive
1.
Da quando, ormai nel 2010, sono stato investito del ruolo di Coordinatore della Giuria Tecnica del Premio letterario "Chianti" è cresciuta in me la sicurezza sul suo destino: il Premio è maturato, è diventato adulto e non soffre più di nessun complesso di inferiorità rispetto ad altri premi più paludati, più qualificati (almeno in apparenza) e più noti all'opinione pubblica. E' sicuramente il più "onesto" dei premi letterari (troppi e troppo abbondanti) che costellano la scena letteraria del Paese Italia. E' il più "onesto" perché, dopo la scrematura effettuata dalla giuria tecnica che presiedo, è il pubblico dei lettori, nel bene e nel male, a deciderne le sorti nel modo più trasparente possibile.
Gli oltre trecento lettori che si offrono di leggere e votare i libri loro proposti dalla giuria sono gli effettivi giudici del concorso, arbitri della vittoria finale del super-vincitore (anche se dal punto di vista non solo formale del premio vincitori sono sempre tutti e cinque o sei partecipanti alle presentazioni pubbliche). I giudizi dei lettori si rivelano sovrani ogni volta e sono l'espressione autentica del gusto di quel pubblico (con il quale si può concordare o meno).
Il fatto è che al pubblico dei lettori vanno proposti dei libri e in modo tale che ciò che leggeranno obbedisca ad una logica di scelta sensata e coerente.
I criteri di cui servirsi possono essere molteplici e spesso variare di volta in volta, a seconda dei libri inviati in concorso o delle uscite annuali (talvolta l'annata può essere scarsa o vi sono meno presenti testi peculiari o appassionanti) ma tutti devono convergere nella ricerca di criteri che uniscano l'originalità alla qualità della scrittura e dello stile.
Che cosa vuol dire questo? La scelta dei testi letterari da sottoporre al giudizio dei lettori non può prescindere da determinate esigenze delle case editrici ma non può neppure appiattirsi su di esse. Se inevitabilmente gli editori, soprattutto quelli maggiori espressione di forti e conclamati interessi economici, tendono a esaltare criteri di vendibilità e di fruizione immediata dei loro prodotti, non è detto che tali criteri siano i migliori o i più significativi. Il fatto è che spesso le proposte e le indicazioni delle case editrici possono divergere rispetto a quell' obiettivo di massima prima enunciato e che non sempre i libri considerati adeguati ai criteri di originalità, innovazione stilistica e impegno letterario che sono alla base della scelta da fare siano pubblicati da case editrici a larga diffusione o vengano proposti con la sufficiente autorevolezza.
Originalità ovviamente non implica soltanto la scelta di soluzioni estreme di sperimentalità linguistica o rifiuto delle convenzioni della tradizione letteraria italiana quanto della capacità di modulare temi e situazioni classiche in modo nuovo, rendendole più esplicite letterariamente o inserendo in esse varianti e prospettive finora non sperimentate o poco conosciute.
Non si tratta soltanto di modalità di espressione o di divergenti punti di vista quanto di prospettive inedite da applicare a storie o a narrazioni che possono essere tradizionali o già realizzate e che, però, attraverso originali torsioni stilistiche, si rivelano come nuove.
L'originalità è il modo di vedere il passato (e spesso anche il presente) come se fosse futuro o altrove rispetto a ciò che si ha davanti agli occhi.
L'originalità, di solito, è una delle forme della proposta qualitativa contenuta nella scrittura. E' ovviamente qualcosa di molto difficile da quantificare muovendosi tutta così com'è nel recinto della qualità della proposta. Si tratta, per questo motivo, di ritrovarla comparando opere dello stesso autore o opere di altri autori che siano considerabili affini o vicine oppure considerando le possibili variazioni sul tema esaminato e trattato nel libro in esame.
Lo stesso si può dire dello stile, parola magica che richiede una spiegazione preliminare . "Lo stile è l'uomo" – ripetono Goethe e Lacan, citando Montaigne, ma non sempre è vero. Lo stile letterario è invenzione e passionalità insieme, è capacità di modulare le intensità libere del proprio desiderio trasformandole in parole, frasi, situazioni letterarie, descrizioni e sogni. Lo stile è trasformazione dell'esperienza personale in forma astratta o in descrizione sommaria di stati d'animo che passano e trascolorano da passivi ad attivi.
Individuare originalità e stile, novità e conoscenza della tradizione è stato finora uno degli obiettivi della ricerca effettuata dalla giuria tecnica in base della consapevolezza della sua importanza.
2.
Quali sono state finora le conseguenze e i risultati di una simile ricerca di soluzioni al problema della selezione dei libri per il Premio Chianti?
Il primo, più peculiare obiettivo raggiunto è stato quello di rendere più ricco e folto l'afflusso di libri
alla selezione della giuria. Il secondo quello di moltiplicare e di rendere più peculiare il rapporto con le case editrici coinvolgendo alcune di esse che finora erano rimaste lontane dal Premio (importante l'invio da parte di editori significativi come Einaudi, Mondadori, Rizzoli, Bompiani, Sellerio e Feltrinelli).
L'approdo degli editori maggiori al Premio, ovviamente, non ha significato la cessazione dell'afflusso di editori meno grandi sotto il profilo della distribuzione anche in relazione al fatto che la loro minore dimensione (economica e distributiva) non precludeva affatto che i loro libri fossero presi in considerazione.
Il secondo è permettere una maggiore conoscenza del panorama librario del Paese Italia e delle pubblicazioni che vengono effettuate ogni anno: il numero spesso strabocchevole di opere stampate (sia a spese dell'editore che APS) impedisce sovente che si possa selezionare proficuamente tra ciò che merita di essere pubblicato e ciò che non lo è. L'abbondanza di invii librari che si è verificata in questi ultimi dieci anni, accentuando una tendenza già in atto negli anni precedenti, mi ha permesso di effettuare uno sguardo d'insieme sulle pubblicazioni dell'anno e di comprendere le tendenze in atto nel mondo editoriale italiano.
Il Premio Chianti, di conseguenza, ha sempre inteso fornire delle illuminazioni e degli squarci di conoscenza più approfondita su questo aspetto della vita culturale in Italia e darne un esempio di campionatura ragionata. Di conseguenza, la selezione dei testi si è sempre basata sul principio di privilegiare ciò che era meno corrivo e meno propenso a solleticare e privilegiare il gusto del pubblico evitando di far coincidere le scelte fatte con le mode del momento.
Di conseguenza, a parte poche eccezioni rilevanti sotto il profilo stilistico e della figura intellettuale dell'autore, sono state escluse e tagliate fuori dalla competizione le ingombranti masse di manovra che costituiscono la pletora delle pubblicazioni di tipo poliziesco-investigativo (i cosiddetti romanzi "gialli"). Come pure i romanzi "rosa" sono stati messi da parte soprattutto se legati a mode del momento.
I romanzi maggiormente gettonati, invece, sono stati i romanzi che descrivevano vicende e ambienti contemporanei, storie che trattavano della formazione (non solo sentimentale ma anche intellettuale morale e politica) dei protagonisti (in prima e in terza persona), racconti di fatti storici peculiari e decisivi per il destino successivo dell'Italia e dell'Europa (in particolare eventi accaduti nell'età contemporanea).
In buona sostanza, allora, i libri che il Comitato tecnico del Premio Chianti seleziona e propone ai lettori della giuria tentano di tener fede al principio di fruibilità del testo (il che non vuole affatto dire che i romanzi proposti debbano essere predigeriti o facilitati per gli ignoranti o i pigri – il che i lettori del Premio Chianti non sono mai stati) ma anche alla loro capacità di promuovere e di rendere operativo lo sviluppo culturale di chi si cimenta nella lettura.